A proposito di... Teresa Mioli (e del Knight Center for Journalism in the Americas)
Nella seconda intervista internazionale di "A proposito di" approfondiamo il giornalismo attraverso lo sguardo attento di Teresa Mioli e della sua esperienza al Knight Center for Journalism
Il Knight Center è una struttura dell'Università del Texas a Austin ed è, da più di 20 anni, un faro che sostiene e accresce le competenze dei giornalisti dell’America latina e dei Caraibi (e di tutto il mondo). Il centro organizza programmi di formazione, tra cui corsi online aperti a tutti, e ospita il prestigioso Simposio Internazionale sul Giornalismo Online (ISOJ). Di grande interesse, i rapporti sul giornalismo e la libertà di stampa nelle regioni del centro e del Sud America.
Io li ho scoperti relativamente tardi, durante i primi picchi di Covid-19 quando iniziai a cercare formazione di qualità online una volta capito che la panificazione ed i corsi di yoga via zoom non erano cose adatte a me.
Da allora li ho sempre seguiti con molto interesse, ho frequentato parecchi corsi (che vengono erogati in spagnolo, in portoghese e in inglese) e per questo sono molto felice di avere potuto organizzare una lunga chiacchierata con Teresa Mioli, Administrative Program Coordinator del Knight Center for Journalism, sempre in pieno stile A proposito di.
Ciao Teresa, grazie per avere accettato il mio invito. Non vedevo l’ora di fare questa chiacchierata con te. Le prime domande, come sempre, servono a rompere il ghiaccio... ecco, non ho potuto non notare una certa familiarità nel suono del tuo nome. Per favore, raccontami qualcosa delle tue origini italiane!!
La mia famiglia è originaria dell'Abruzzo ed è una regione che amo visitare ogni volta che mi è possibile per vedere la famiglia... e naturalmente mangiare un po' di gelato! Sono molto orgogliosa di essere italo-americana e sto cercando di tramandare le nostre tradizioni a mia figlia. Riesco a capire un pochino l'italiano ma il mio prossimo obiettivo sarà quello di imparare anche a parlarlo.
Come sei entrata nel mondo del giornalismo e dei media? Potresti condividere la tua esperienza? Ci sono stati momenti significativi lungo il tuo percorso?
Il mio sogno era quello di diventare un medico, ma all'università ho capito rapidamente che questa non poteva essere la mia strada. Ho sempre amato raccontare storie e conoscere la vita degli altri, quindi ho deciso di seguire alcuni corsi di giornalismo. Mi sono innamorata di questa materia e ho conseguito una laurea in giornalismo presso l'Università del Texas ad Austin.
Il mio primo lavoro è stato presso un piccolo giornale nel sudest del Texas, dove ho potuto coprire tutto, dalla cronaca al football. È stata un'ottima avventura e una grande opportunità di apprendimento; ho conosciuto molte persone che mi hanno insegnato i “trucchi” del mestiere soprattutto per quanto riguarda la cronaca locale.
Sono tornata a studiare nel 2013 per conseguire il mio Master in Studi Latinoamericani e sono riuscita a combinare la mia passione per il giornalismo con una comprensione del ruolo dei media nella democratizzazione in America Latina. La mia tesi riguardava il ruolo del giornalismo d'inchiesta in Perù negli anni '80 e '90.
Dopo la laurea, mi sono unita al Knight Center for Journalism in the Americas e sono diventata editor della nostra rivista digitale, LatAm Journalism Review. Pubblichiamo in inglese, spagnolo e portoghese e parliamo di temi quali la libertà di stampa e l'innovazione nei media. Un anno e mezzo fa sono diventata program coordinator del Knight Center e ora aiuto un po' in tutto, dai nostri corsi online alle nostre conferenze fino alla nostra rivista digitale. È davvero un sogno per me poter unire i miei due interessi principali, l'America Latina e il giornalismo, in un solo lavoro.
Qual è stata la motivazione iniziale che ha portato alla creazione del Knight Center for Journalism nel 2002? Come sono cambiate nel corso degli anni la sua missione e il suo impatto?
Quando il giornalista brasiliano e professore Rosental Calmon Alves ha creato il Knight Center for Journalism in the Americas nel 2002, l'idea era concentrarsi sul rafforzamento del giornalismo e della libertà di stampa in America Latina e nei Caraibi. Abbiamo creato un programma di formazione professionale per elevare gli standard e la qualità del giornalismo nella regione. Abbiamo contribuito alla creazione di associazioni e istituzioni giornalistiche che sarebbero poi diventate autosufficienti. Abbiamo organizzato forum con l'obiettivo di esaminare le sfide principali che i giornalisti stavano affrontando e di trovare soluzioni per affrontarle. E abbiamo sviluppato un blog che trattava le questioni sulla libertà di stampa in tutta l'America, questo è stato il vero precursore di LatAm Journalism Review.
Negli ultimi due decenni, il Knight Center si è trasformato in un centro di formazione professionale e divulgazione per decine di migliaia di giornalisti provenienti da tutto il mondo, non solo dall'America Latina e dai Caraibi. Gli strumenti più importanti del centro sono i nostri corsi online (sia gratuiti che a basso costo) e il nostro Simposio Internazionale sul Giornalismo Online (ISOJ).
Dal momento in cui abbiamo lanciato il nostro primo corso online aperto a tutti (MOOC) nel 2012, abbiamo raggiunto quasi 300.000 studenti provenienti da 200 paesi e territori. Il Prof. Alves ha avviato ISOJ nel 1999 e ogni anno attira centinaia di giornalisti da tutto il mondo. L'anno scorso, ad esempio, almeno 380 persone provenienti da 29 paesi sono venute a Austin, in Texas, per la conferenza, e altre 809 persone hanno partecipato virtualmente da 89 paesi. Quindi ora abbiamo davvero un'ampia portata globale che ci entusiasma perché significa che stiamo “democratizzando” l'accesso all'istruzione e alle risorse giornalistiche per sempre più persone ogni anno.
Penso davvero che il Knight Center abbia avuto un ruolo cruciale nell'aumentare gli standard del giornalismo in quelle regioni. Potresti condividere un esempio particolarmente significativo di come la vostra formazione abbia potuto influenzare positivamente il giornalismo?
Abbiamo diversi esempi di assistenza ai giornalisti nella creazione di associazioni hanno contribuito ad elevare la qualità del giornalismo nei loro rispettivi paesi. Uno dei più recenti è stato la formazione di Ajor (Associazione per il Giornalismo Digitale) in Brasile. Si tratta di un gruppo di organizzazioni indipendenti di giornalismo online che si sono impegnate a promuovere l’informazione di qualità e a difendere la stampa libera, diversificata e plurale. Il Knight Center ha assistito la creazione dell'organizzazione nel 2020.
Hai chiesto un solo esempio, ma ne te farò un altro. Il Knight Center, insieme all'Iniziativa Google News, ha contribuito a lanciare la Rete per la Diversità nel Giornalismo Latinoamericano nel 2022. La rete organizza sessioni di formazione sulla diversità con i media, tiene webinar su come diversificare la copertura e le redazioni delle notizie e sta organizzando il Terzo Congresso Latinoamericano sulla Diversità nel Giornalismo questo ottobre.
Come ci hai spiegato il Knight Center opera su larga scala e in tre lingue diverse: inglese, spagnolo, portoghese. Quali differenze rilevanti hai notato tra le "necessità" del giornalismo nordamericano rispetto a quelle dell'America Latina?
Anche se operiamo principalmente in tre lingue, abbiamo offerto corsi e materiali in diverse altre lingue, tra cui francese, cinese, russo, hindi, guaraní e altre (speriamo di poter includere anche l'italiano un giorno!).
Ma hai ragione nel dire che uno dei nostri principali focus è nelle Americhe. Penso che le persone in tutto il continente americano abbiano bisogno di una formazione accessibile ed economica che li aggiorni sulle competenze richieste dalla tecnologia in continua evoluzione.
Per esempio, un corso su ChatGPT (per il quale abbiamo appena aperto le iscrizioni) sarà trasversalmente rilevante per i giornalisti di tutte le regioni. Al tempo stesso, è possibile individuare esigenze più singolari in America Latina per corsi sulla sicurezza fisica e digitale, o sul quadro legale di protezione dei giornalisti. Tuttavia, devo notare che queste questioni sono davvero importanti anche in Nord America e lo saranno sempre di più.
Hai citato la sicurezza e la protezione dei giornalisti. Nel 2022, sono stati riportati 67 omicidi di giornalisti nel mondo (il numero più alto degli ultimi cinque anni), e quasi la metà di essi è avvenuta in America del Sud, come evidenziato dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti nel suo rapporto annuale. Come affrontate queta sfida in una regione complessa come l'America Latina? Credi che il giornalismo libero e indipendente sia oggi a rischio maggiore lì? Io, per esempio, sono stato molto colpito dall'assassinio del candidato presidenziale e giornalista dell'Ecuador, Fernando Villavicencio. Prima di quel tragico evento, il gruppo ecuadoriano per la libertà di stampa Fundamedios ha documentato 356 attacchi ai media nel 2022 (il numero più alto dal 2018), in un ambiente che è diventato sempre più ostile.
Uno dei modi principali con cui monitoriamo il giornalismo in America Latina è attraverso la nostra rivista digitale trilingue LatAm Journalism Review. Abbiamo un team che lavora da Austin, in Texas, e in tutta l'America Latina per coprire la regione e concentrarsi sia sulla libertà di stampa che sull'innovazione. I giornalisti del team LJR hanno sviluppato ottime relazioni con i difensori della stampa, giornalisti e studiosi dell’America Latina, in una stretta connessione che ci permette di conoscere le criticità più stringenti e le zone più problematiche. Inoltre, per meglio monitorare e riconoscere i cambiamenti nel giornalismo dell’America Latina, il Knight Center ha formato un gruppo di ricerca di eminenti studiosi che si concentrano sulla migliore comprensione delle sfide e delle opportunità che comporta fare giornalismo in un sistema mediatico così complesso.
È davvero difficile dire se la libertà di stampa in una regione del mondo sia peggiore di un'altra: ci sono così tanti fattori da considerare e a volte si confrontano situazioni diverse. Tuttavia, la libertà di stampa in America Latina è motivo di grande preoccupazione per noi. Vediamo l'alto numero di omicidi di giornalisti, come hai sottolineato anche tu, e sappiamo anche che i tassi di impunità nei casi di violenza contro i giornalisti nella regione sono estremamente alti, il che quasi garantisce la perpetuazione della violenza.
L'omicidio di Fernando Villavicencio in Ecuador è stato scioccante: il team LJR aveva seguito la sua carriera giornalistica negli anni, comprese le minacce che ha subito a causa del suo lavoro. Ma insieme alla violenza fisica, vediamo anche altre sfide alla libertà di stampa nella regione. Per citarne alcune: sorveglianza digitale e minacce, molestie giudiziarie, leggi restrittive, disinformazione, deserti mediatici, precarietà del lavoro, ecc. Voglio anche sottolineare che in America Latina e nei Caraibi sta avvenendo una grande innovazione nel giornalismo. Stiamo assistendo a progetti entusiasmanti basati sul data journalism e sulla collaborazione transnazionale, sulla sperimentazione con nuovi formati audiovisivi, sulla creazione di programmi di formazione e altro.
Lo hai già citato, ma vorrei tornare ancora su quella che ritengo una delle vostre principali iniziative: il Simposio Internazionale sul Giornalismo Online (ISOJ). Come è nato questo progetto e come si è evoluto nel corso degli anni?
Il Prof. Rosental Calmon Alves ha avviato l'ISOJ nel 1999, ma all'epoca si trattava solo di una piccola conferenza focalizzata sugli Stati Uniti e rivolta a professionisti del settore. Ora è diventato un evento molto ampio che esamina lo stato del giornalismo digitale a livello globale e incorpora anche la nostra ricerca sul giornalismo online. L'idea era ed è quella di riunire professionisti del giornalismo e accademici per esaminare l'evoluzione del giornalismo online, osservando come la tecnologia e Internet stiano cambiando la pratica giornalistica. L'anno scorso, la conferenza ha affrontato argomenti come l'intelligenza artificiale generativa, la strumentalizzazione delle fake news, l'evoluzione del giornalismo d'opinione, il tema del clima, le notizie locali e la filantropia, i servizi di streaming al servizio delle notizie, la dipendenza dai social media, l'evitamento delle notizie, la salute mentale nella redazione e la libertà di stampa a livello globale. Festeggeremo il nostro 25° anniversario l'anno prossimo con l'ISOJ 2024, che si terrà online e di persona dal 12 al 13 aprile… subito dopo l'eclissi solare totale!
Il Knight Center è stato un pioniere nell'offrire corsi di apprendimento a distanza per i giornalisti. Come hai visto evolversi nel corso degli anni questo modello e quali sono le sfide e le opportunità che esso porta?
Il Knight Center ha lanciato il suo programma di apprendimento a distanza nel 2003 con corsi più piccoli che talvolta venivano tenuti di persona in America Latina e insegnati da esperti del settore. Dal 2003 al 2012, abbiamo offerto più di 100 corsi che hanno coinvolto 7.000 giornalisti. Quando abbiamo avviato i nostri corsi online aperti a tutti (MOOC) nel 2012, abbiamo scoperto che potevamo offrire la stessa qualità di formazione raggiungendo migliaia di giornalisti con un singolo corso. Il nostro primo MOOC, "Introduzione all'infografica e alla visualizzazione dei dati", è stato tenuto da Alberto Cairo e ha coinvolto più di 2.000 partecipanti da 109 paesi. È stato sorprendente!
Poi abbiamo aggiunto più lingue, ampliato il numero di istruttori e i paesi raggiunti. Nel 2018, abbiamo lanciato i nostri primi corsi autodidattici che possono essere seguiti dai giornalisti in qualsiasi momento e al proprio ritmo. Offriamo corsi autodidattici in varie lingue su argomenti come il giornalismo divulgativo, il product placement, il cambiamento climatico, la salute mentale, le indagini digitali, la programmazione e altro ancora. Cerchiamo sempre di fare in modo che i temi dei nostri corsi siano in grado di soddisfare le esigenze del maggior numero possibile di giornalisti.
Guardando al futuro, quali sono le principali sfide e opportunità che il Knight Center affronterà nel perseguire la sua missione di migliorare il giornalismo e la libertà di stampa?
L'anno scorso, abbiamo ricevuto una sovvenzione di 4 milioni di dollari dalla Fondazione John S. e James L. Knight per riorganizzare, espandere e rafforzare le operazioni del Knight Center. È un periodo molto eccitante per noi perché significa che abbiamo potuto coinvolgere diverse persone (in realtà siamo un team abbastanza piccolo, ma potente!) per espandere i nostri programmi e raggiungere più persone a livello globale.
Stiamo vivendo un periodo impegnativo per i giornalisti e la libertà di stampa in tutto il mondo. Noi vogliamo rappresentare per loro un luogo di aiuto e di discussione attraverso programmi come ISOJ, la Rivista di Giornalismo dell'America Latina e i webinar, un luogo capace di fornire formazione per l’aggiornamento dei freelance e di coloro che lavorano nelle redazioni, fornendo le competenze necessarie ad un contesto in continua evoluzione.
Credo che questa sia la nostra sfida: assicurarci di avere i giusti temi, le giuste discussioni e raggiungere il maggior numero possibile di persone con le competenze di cui hanno bisogno.
Ora passo a farti qualche domanda più generica sul mondo del giornalismo e dell’informazione, mi piacerebbe esplorare i tuoi punti di vista personali su alcuni temi.
Per esempio, lo abbiamo accennato anche poco fa, oggi i giornalisti sono sempre più “divulgatori del nostro presente” con il difficile compito di spiegare bene le cose che accadono nella realtà quotidiana, anche se non sempre questo compito viene svolto nel migliore dei modi. Che ne pensi?
Concordo sul fatto che i giornalisti debbano essere in grado di fornire molte informazioni di contesto e disporre di fonti per spiegare con precisione soprattutto le questioni più complesse. Purtroppo, spesso, il tempo e le risorse limitano questo tipo di reportage approfondito e di indagine. Alla fine, se non troviamo soluzioni per dotare i giornalisti di entrambi, saranno i lettori a perdere.
Secondo te, con quali metriche si misura la qualità del buon giornalismo?
La veridicità. Forse appare scontato, ma purtroppo non sono sicura che lo sia. Se non forniamo alle persone le informazioni più aggiornate e veritiere, non stiamo facendo bene il nostro lavoro.
Ricorrere al crowdfunding per progetti specifici o utilizzare piattaforme come Patreon, come fanno molti content creators per avere un supporto continuativo dalla propria community, potrebbe essere un percorso virtuoso anche per i giornalisti?
Penso che il crowdfunding sia un ottimo modo per connettersi con il pubblico e trovare altre fonti di reddito. Ho visto esempi di successo di media che creano campagne di crowdfunding per finanziare serie investigative specifiche o progetti che allo stesso tempo fanno sentire al lettore o allo spettatore di far parte di qualcosa. Penso che sia una prospettiva molto eccitante.
E in questo contesto, secondo te, quale ruolo possono svolgere tutti quei nuovi hub informativi capaci di attirare le generazioni più giovani e ancora faticando ad essere compresi dai media più tradizionali? Solo per farti un esempio, personalmente trovo molto interessanti alcuni canali di approfondimento che ho conosciuto su Twitch… e a volte mi stupisco di quanto, per me, oggi questi siano diventate fonti prioritarie
Penso che i giornalisti dovrebbero trovare modi per collaborare con questi content creators e imparare da loro - come presentano le informazioni, come stabiliscono connessioni. Personalmente, apprezzo TikTok e Instagram Reels e vedo pagine dedicate alle news e profili di giornalisti che fanno un lavoro entusiasmante. Si tratta di un fenomeno fortemente connesso all’obiettivo di andare ad incontrare il pubblico là dove si trova.
Qualche settimana fa, ho partecipato a un eccellente webinar sull'Intelligenza Artificiale Generativa che avete organizzato per spiegare a giornalisti e comunicatori tutto ciò che è importante sapere su ChatGPT, MidJourney e altri strumenti. Qual è la tua opinione sulle applicazioni pratiche dell'intelligenza artificiale nell'industria dei media e nel giornalismo?
Sono davvero entusiasta di sentire che hai partecipato al nostro webinar! Abbiamo da poco aperto le iscrizioni ad un nuovo corso su questo tema!
Non sono un esperta in materia, ma c’è una delle cose che i relatori di quel webinar hanno detto e che ritengo sia davvero importante: non dovremmo avere troppa paura della tecnologia, al punto da evitarla. Dobbiamo sperimentare e vedere come può aiutarci nel nostro lavoro, che si tratti di suggerire titoli, post sui social media, cercare tra i dati, creare programmi, ecc. Io la sto utilizzando nel mio lavoro proprio come aiuto in queste attività.
Naturalmente, noi giornalisti siamo ancora necessari al processo di generazione di una notizia. Dobbiamo andare sul campo, dobbiamo raccontare le storie, dobbiamo scrivere gli articoli o produrre video per i programmi. Dovremmo essere bravi ad utilizzare l'IA laddove ci può aiutare, MA CONTROLLANDOLA SEMPRE! Ecco un altro punto importante sottolineato dai relatori: come qualsiasi altra fonte, dobbiamo sempre verificare ciò che produce.
Immaginiamo un salto nel futuro, in un mondo in cui le notizie sono completamente generate da algoritmi di intelligenza artificiale. Cosa pensi che ci mancherebbe in un tale mondo?
Oh no! Che giorno triste sarebbe! Davvero non credo (e spero sinceramente) che sarà una prospettiva del futuro. Ho avuto una conversazione simile con un collega dall'Argentina proprio la scorsa settimana.
Abbiamo sempre più bisogno delle voci dei giornalisti, del loro stile. Sono loro che possono stabilire un contatto con le persone intervistate, sanno quali domande fare, quando insistere. Sanno dove cercare le informazioni. E sanno come raccontare storie che hanno raccolto, coinvolgendo le persone, attirando la loro attenzione.
E ora, con le ultime domande, veniamo a quale aspetto ancora più personale.
Parlami della tua routine per nutrire i tuoi bisogni di informazione. In altre parole, c'è qualcosa a cui non rinunceresti mai riguardo a giornali, content creators, pagine social, profili di giornalisti, o altre fonti... vale qualsiasi cosa!
Consumo una varietà di fonti (newsletter, giornali, siti online, social media, ecc.), principalmente basate negli Stati Uniti e in America Latina. Ma qualcosa a cui non rinuncerei mai è ascoltare la radio pubblica, in particolare il programma dello stato del Texas chiamato "The Texas Standard", o guardare il "PBS News Hour". Per la copertura dei media, NiemanLab e naturalmente il "LatAm Journalism Review" sono essenziali.
Qual è l'obiettivo che, a tutti i costi, ti prefiggi di raggiungere entro i prossimi due anni?
Il mio obiettivo personale nei prossimi due anni è raggiungere un adeguato livello di conversazione nella lingua italiana! E vedo un viaggio in Abruzzo nel mio futuro immediato!
Quale consiglio daresti alla te stessa del passato?
Prendi più rischi! Amo l'avventura, ma a volte sono un po' troppo cauta…
Grazie Teresa, in bocca al lupo per tutte le tue sfide e a presto per una prossima chiacchierata… rigorosamente in italiano!
Chiudo riepilogando alcuni dei link citati:
Knight Center for Journalism in the Americas, il sito ufficiale
Il canale Youtube del KC, con tanti webinar interessanti
La piattaforma per la formazione, con tutti i corsi disponibili
Il sito del ISOJ, con tutte le sue preziose risorse consultabili
Il sito del LatAm Journalism Review, di cui consiglio anche la newsletter
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